Quando penso a un’azienda o a un’organizzazione penso a uno spazio in qualche modo sacro, in cui entrare per gradi e con grande rispetto.
Le organizzazioni sono contesti complessi e delicati. All’origine di imprese, istituzioni, enti e organizzazioni c’è sempre qualcuno che si è innamorato di un’idea, ha fatto di tutto per realizzarla e vi ha investito energie e sudore. Non importa se quell’azienda sta attraversando un momento difficile; importa la sua storia, la radice dell’albero alla cui ombra mi viene chiesto di sedere e ascoltare.
Nel farlo metto tutta la cura, la dedizione, l’attenzione e la sensibilità di cui, come psicoterapeuta e come imprenditrice, sono capace.
Metto soprattutto tanto, tantissimo ascolto per cogliere quel nucleo irriducibile di verità che è la sua identità, dalla quale discende una cultura aziendale unica e irripetibile che devo arrivare a conoscere e a rispettare. E magari aiutare a cambiare, a evolvere.
Questo non significa snaturare la realtà che mi viene chiesto di accompagnare verso il cambiamento; significa “mettersi nei panni di”, “entrare in relazione con”, “guardare attraverso gli occhi di”.
Solo così posso insegnare ai gruppi e alle organizzazioni a vedere i tesori che rischiano di perdere di vista; e aiutarli ad accettare di non essere perfetti e ad abbassare le difese che, come dighe, impediscono alle cascate del cambiamento di fare il salto. Ma il cambiamento è qualcosa che si può attivare solo insieme: consulente e proprietà, dirigenza e dipendenti, leader e team.